Convegno FISM, 22 febbraio 2025
Lo scorso 22 febbraio le insegnanti della scuole Maria Santissima Addolorata di Atripalda e Pio Legato Cocchia di Cesinali hanno partecipato al seminario “La Salute nell’infanzia come Benessere” tenuto dal professore Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore di scienze biomediche a Milano. Tale convegno rientra in un progetto triennale sul benessere del bambino (fascia 0-6), portato avanti da FISM Campania e che si concluderà con il grande evento del “Villaggio dei bambini” il 6 aprile c.a. a Giungano (SA).
Il professore ha esordito sottolineando come l’emergenza educativa che oggi la società denuncia, facendo riferimento soprattutto all’adolescenza, è in realtà una problematica che affonda le sue radici già nell’infanzia, quando molti adulti sembrano non curare i suoi specifici bisogni di crescita. Le nostre realtà hanno come zittito, messo a tacere i bambini utilizzando ciò che, in termine tecnico, si chiamano “pacificatori”, metodi per placare in maniera inopportuna i loro lamenti. L’uso eccessivo, inadatto, mal dosato degli smartphone e di molti dispositivi digitali ha prodotto e sta producendo danni irreparabili al cervello cognitivo dei più piccoli.
Il ruolo dell’adulto, del genitore, del maestro o di altri educatori era quello di offrire al bambino attraverso gesti, parole, sguardi quelle competenze emotive di cui alla nascita era sprovvisto. Ogni sua emozione di gioia o paura, di frustrazione o disagio, decenni fa era etero-regolata attraverso le varie attività, molte volte creative, che quel papà o quella mamma mettevano in atto verso il proprio figlio. Pensiamo alle storie buffe raccontate durante la fila alle casse con il bimbo spazientito nel carrello, all’abbraccio consolatorio dopo uno spavento, ecc. Negli ultimi anni, invece, sempre più spesso si assiste all’utilizzo del dispositivo digitale per calmare il disagio infantile in modo, direi, disastroso: il piccolo ottiene una gratificazione immediata al pianto ma mette a tacere l’emozione poc’anzi provata che si ripresenterà, di lì a poco, con maggiore intensità e con la maggior fatica da parte dell’adulto per porvi riparo. Insomma, il bambino avrà trovato un apparente sollievo per qualche minuto ma resterà impreparato rispetto a quell’emozione che gli aveva provocato il pianto o lamento, innescando una auto-regolazione emotiva.
Intelligente è l’iniziativa di alcune comunità (scuole, comuni, parrocchie) di sottoscrivere e attuare un patto digitale per darsi delle regole condivise sull’uso dei dispositivi tecnologici.
L’ attenzione educativa parte, quindi, dall’infanzia per riuscire a individuare quel giusto nutrimento della mente del bambino in età evolutiva, quello stimolo sano di bellezza, di incanto che lo aiuti a crescere. Oggi più che mai occorre stringere patti di corresponsabilità con le famiglie sempre più in cerca di vicinanza, di sguardi non giudicanti e di strategie educative corrette e volte al bene del bambino, di allenatori esperti contro una società che, non di rado, svolge il ruolo del “gatto e della volpe” che cercano di lucrare sulle fragilità del piccolo e indifeso Pinocchio.
Queste e tante altre riflessioni sono diventate un salutare stimolo per tutti noi educatori, per rivedere e impegnarsi nella proposta di un approccio educativo che tenga presente primariamente il vissuto il vissuto del bambino.

Il ruolo dell’adulto, del genitore, del maestro o di altri educatori era quello di offrire al bambino attraverso gesti, parole, sguardi quelle competenze emotive di cui alla nascita era sprovvisto. Ogni sua emozione di gioia o paura, di frustrazione o disagio, decenni fa era etero-regolata attraverso le varie attività, molte volte creative, che quel papà o quella mamma mettevano in atto verso il proprio figlio. Pensiamo alle storie buffe raccontate durante la fila alle casse con il bimbo spazientito nel carrello, all’abbraccio consolatorio dopo uno spavento, ecc. Negli ultimi anni, invece, sempre più spesso si assiste all’utilizzo del dispositivo digitale per calmare il disagio infantile in modo, direi, disastroso: il piccolo ottiene una gratificazione immediata al pianto ma mette a tacere l’emozione poc’anzi provata che si ripresenterà, di lì a poco, con maggiore intensità e con la maggior fatica da parte dell’adulto per porvi riparo. Insomma, il bambino avrà trovato un apparente sollievo per qualche minuto ma resterà impreparato rispetto a quell’emozione che gli aveva provocato il pianto o lamento, innescando una auto-regolazione emotiva.
Intelligente è l’iniziativa di alcune comunità (scuole, comuni, parrocchie) di sottoscrivere e attuare un patto digitale per darsi delle regole condivise sull’uso dei dispositivi tecnologici.
L’ attenzione educativa parte, quindi, dall’infanzia per riuscire a individuare quel giusto nutrimento della mente del bambino in età evolutiva, quello stimolo sano di bellezza, di incanto che lo aiuti a crescere. Oggi più che mai occorre stringere patti di corresponsabilità con le famiglie sempre più in cerca di vicinanza, di sguardi non giudicanti e di strategie educative corrette e volte al bene del bambino, di allenatori esperti contro una società che, non di rado, svolge il ruolo del “gatto e della volpe” che cercano di lucrare sulle fragilità del piccolo e indifeso Pinocchio.
Queste e tante altre riflessioni sono diventate un salutare stimolo per tutti noi educatori, per rivedere e impegnarsi nella proposta di un approccio educativo che tenga presente primariamente il vissuto il vissuto del bambino.
Teresa Picone